Domenica stabilità e continuità si sono incontrate per dedicare un pomeriggio alla formazione.
Tema: i giovani, l’educazione, le relazioni.
Siamo partiti da alcuni articoli, ognuno dei quali faceva luce su un aspetto del mondo giovanile suggerendoci interessanti spunti di riflessione per vedere poi come il Punto Giovane riesce a rispondere a quelle che sono le richieste dei ragazzi.
E’ stata l’occasione per rimotivarci come educatori, per incontrarci e comunicare quelle che sono anche le fatiche che si incontrano oltre a proporre nuove idee sia per crescere noi stessi come persone che nell’accoglienza dei ragazzi che incontriamo al Punto.
Una scheda di taglio psicologico di Fabio Venezia su “chi sono gli adolescenti?” ha mostrato come i ragazzi oggi si ritrovano a vivere in una società per molti aspetti più adolescente di loro, andando a scoprire l’importanza delle relazioni come tempo “sprecato” perchè secondo la logica della nostra società il tempo è denaro. Le relazioni non producono denaro o benefici materiali, quindi dal punto di vista del profitto esse sono totalmente “inutili”. Ma non è forse nel tempo che noi “sprechiamo” dandoci ai ragazzi che magari Dio agisce nella loro vita e nella loro storia? Inoltre anche noi possiamo aiutarci a capire cos’è una relazione, se ci identifica come persone e se ci fa crescere.
Legandosi al concetto di “inutilità”, Alessandro Baricco in un articolo che immagina di scrivere nel 2026 suggerisce altri spunti sulla profondità delle cose alla quale si accede con la fatica, la pazienza, l’ostinazione: la ricompensa è il senso, perchè l’uomo non può fare a meno di cercare il senso delle cose. Ma una volta abolita la profondità, il senso si sposta sulla superficie delle cose, l’uomo però ha bisogno di trovare il senso, e se lo cerca in superficie, allora fatica, pazienza e ostinazione sono sostituite dall’ immediatezza, dalla velocità e dalla resa di fronte alla fatica.
I ragazzi sono alla ricerca di adulti competenti, come evidenzia Gustavo Pietropolli Charmet nella “Vitalità dell’adolescenza”. Non cercano esperti pronti a etichettarli, vogliono “adulti che non si spaventano delle novità…che abbiano una vera passione educativa”.
Don Domenico Sigalini suggerisce la necessità di “lanciare ponti tra la loro vita e la vita di tutti, tra i loro luoghi e i luoghi di tutti, tra il mondo dei sogni e il mondo della realizzazione di essi”, quindi riuscire a fare proposte che arrivino ai ragazzi là dove sono. Prendendo ad esempio in considerazione il mondo virtuale, il Punto Giovane attraverso il sito o l’attività della chat è entrato in contatto con tanti giovani e molto spesso questi contatti virtuali si sono trasformati in relazioni reali.
Concludendo un altro interessante spunto di riflessione l’ha dato la lettera del Papa ai fedeli di Roma sul “compito urgente dell’educazione”. E’ vero che ci si trova in un periodo in cui si sta vivendo una grande “emergenza educativa”, ma è anche vero che “ i bambini che nascono oggi non sono diversi da quelli che nascevano in passato”. Anche se la tentazione è quella di rinunciare, l’adulto ha comunque la missione di educare e tutte le difficoltà che si incontrano in questo sono il rovescio della medaglia della libertà che è stata donata a ognuno. Educare esige vicinanza, fiducia, amore, “un vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore”. Anche la sofferenza fa parte della vita e la capacità di amare corrisponde alla capacità di soffrire insieme.
Il punto più importante è riuscire a trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina. E’ importante dare regole di comportamento e di vita e farle rispettare nelle piccole cose giorno dopo giorno accettando sempre il rischio della libertà. L’autorevolezza dell’ adulto è frutto dell’esperienza e della competenza, ma soprattutto della coerenza della propria vita e nell’essere disposti a coinvolgersi e mettersi in gioco in prima persona, è questa l’espressione dell’amore vero.
Quindi non ci si deve lasciare andare a catastrofismi perchè il cristiano deve essere comunque sempre uomo di speranza consapevole che la sua speranza è riposta in Dio, solo restando ancorati a Gesù nella preghiera riusciamo a proporre valori positivi ai ragazzi che incontriamo.