LA PAROLA AL PUNTO GIOVANE. STORIA DI UNO STILE SPIRITUALE.
1. Dal Pane spezzato alla Parola condivisa
La prima casa del Punto Giovane, al tempo di proprietà delle suore Dorotee di Brescia e che in essa trascorrevano per lo più le vacanze estive, venne abitata dagli educatori parrocchiali da Ottobre a Maggio, periodo in cui si alternavano momenti di vita comune della durata di un mese. La struttura di questo tempo di grazia era scandita in primis dall’Eucarestia quotidiana, celebrata di primo mattino, per potere essere in tal modo e per ciascuno carburante dell’intera giornata, di lavoro o di studio che fosse. Tale possibilità, tuttavia, era data dalla presenza di giovani presbiteri che, alternando il loro servizio parrocchiale a quello del Punto Giovane, potevano garantire anche la celebrazione eucaristica.
Col passare del tempo però, venendo a mancare i preti (per ragioni a tutti ben note), venne meno anche la possibilità di celebrare quotidianamente. Si poneva un bivio: che fare? La necessità (o occasione) fece virare i giovani educatori esclusivamente sulla Parola di Dio, o meglio sul Vangelo, utilizzando un metodo che, in modo un po’ elastico, ricalcava le cinque tappe della Lectio Divina: Lectio, Meditatio, Oratio, Contemplatio, Collatio.
2. Il Vangelo del giorno. Nasce uno stile spirituale.
La scelta del Vangelo del giorno venne quasi spontaneamente. Per entrare nel vivo di questa Parola si adottò il metodo della Lectio Divina. Durante la Convivenza ogni mattina veniva letto il Vangelo del giorno in cappella (Lectio), e subito dopo veniva dato un congruo tempo in cui ognuno potesse approfondirlo personalmente anche attraverso testi di esegesi biblica (Meditatio); quindi a turno e ad alta voce i presenti sceglievano una frase o anche una sola Parola del Vangelo, impegnandosi in tal modo a custodirla, o meglio a lasciarsi da essa custodire, nel corso della giornata.
E’ stata questa scelta a convincere i ragazzi e ad appassionarli al Vangelo. Una sola frase, una sola parola diventava per loro una litania che coltivavano nel cuore durante la giornata e facilmente li riportava al Vangelo letto e meditato.
“Rimani fedele alla Parola che la Liturgia della Chiesa ti offre ogni giorno nell’Eucarestia. Persevera durante il giorno nella preghiera con poche semplici parole della Scrittura. Imparale a memoria! La memoria è il grembo della preghiera personale. La Parola di Dio occorre affidarla alla nostra memoria profonda, vegliare accanto ad essa, cullarla nel nostro cuore con pazienza, finché non venga il tempo della maturità. Più passi della Scrittura conosciamo a memoria, maggiori sono le possibilità che un giorno o l’altro questa o quella parola sussulti in noi, come il bambino nel seno della madre, e che si riveli a noi stessi spezzando la morsa della nostra superficialità” (4)
Tale rito, prolungato dal grembo della memoria personale, permetteva alla Parola di entrare nel vissuto quotidiano di ciascuno (Oratio o meglio Ruminatio). Nel tardo pomeriggio, quando ciascuno ritornava dal proprio lavoro o dalle attività di studio, cominciava la quarta fase (Contemplatio). Si entrava di nuovo in Cappellina per tornare personalmente sul brano di Vangelo, sostandovi una quarantina di minuti, tempo dopo il quale si terminava comunitariamente con la celebrazione del Vespro. Ed infine al termine della giornata, all’interno della liturgia di Compieta (in luogo dell’esame di coscienza) ognuno riferiva ai fratelli e alle sorelle ciò che la Parola gli aveva suggerito durante il giorno, o meglio se e quanto era stato/a capace di “viverla” (Collatio). Questo era certamente il momento più fruttuoso ed arricchente per ciascuno dei conviventi, davvero terapeutico. Grazie a questi omenti di condivisione nasce l’idea di mettere per iscritto quelle che diventavano “omelie esistenziali”.
La condivisione dell’Evangelo poi, al termine dell’esperienza mensile di vita comune, veniva sintetizzata e visibilizzata attraverso la scelta di quella frase, o parola, che maggiormente aveva toccato i cuori dei conviventi, i quali la dipingevano su un’asticella di legno, in seguito apposta su uno degli alberi presenti nel giardino della casa, andando in tal modo a costituirsi, nel corso degli anni, come un vero «Eden della Parola».
Queste parole della Regola spirituale del Punto Giovane dicono lo stile che pian piano si va acquisendo.
3. La “Litania” del Vangelo e il social Gospel
Sono ormai tantissimi i ragazzi che hanno frequentato il Punto Giovane e vissuto delle convivenze spirituali. Molti di loro hanno assunto questo stile spirituale di cominciare la giornata leggendo il Vangelo della Liturgia del giorno e imparando una frase a memoria.
Integrando una certa spiritualità antica dei padri del deserto nasce questa moderna preghiera litanica del Vangelo.
“Come potrà un giovane tenere pura la sua vita? Custodendo le Tue Parole” (Slm 118).
L’antica arte dei monaci del deserto, cioè di imparare a memoria e custodire gelosamente la Parola Dio, è sempre stata un’arte che ha dato frutti di grazia e conversione.
E’ un modo semplice per entrare dentro la Parola, senza intellettualismi o sentimentalismi. Ogni giorno una piccola frase del Vangelo imparata al mattino, scandisce e illumina tutta la giornata.
Quella frase di per sé ha una sua potenza esorcizzante, come ci ricordano i Padri del deserto. (infatti è capace da sola di vincere il demonio con le sue insidie); inoltre ci tiene a mente l’intero Vangelo che la Chiesa ci offre in quel determinato giorno. E’ la lettera di amore che Gesù ci manda, perché è innamorato della nostra bellezza.
Ma come fare perchè questo metodo diventi “instancabile” ? Certamente ha bisogno di sostegni. E a sostegno è arrivata la tecnologia. Le notifiche sui cellulari diventano il ricordo fattivo della Parola.
L’idea della frase del Vangelo sullo smarphone o sul tablet nasce in questo contesto di spiritualità. Pensando ad una giornata intensa e movimentata, ci siamo chiesti se fosse stato possibile aiutare la memoria nel ricordarsi la frase. Cosa di meglio di un beep. Improvvisamente senti lo squillo del telefonino e ricevi la tua frase del Vangelo!
Con la Quaresima del 2013 nasce ufficialmente il Social Gospel on PG e il Punto Giovane si apre necessariamente e opportunamente ad Internet dando modo di condividere la Parola con il mondo intero.
III. LA PAROLA FUORI DEI CONFINI DEL PUNTO GIOVANE. NASCE PREGAUDIO.
1. Pregare con un’ App
Una svolta determinante, capace di un allargamento neppure ipotizzabile, è arrivata da un’intuizione, nata quasi per scherzo durante una colazione tra gli allora conviventi della casa: «se solo potessi celebrare la Liturgia delle Ore – disse Sara ad alta voce – nel tragitto che in auto percorro quotidianamente da casa al lavoro..». Detto e fatto! Pochi minuti dopo era nata l’idea di un’applicazione che, agendo in primis «in audio», potesse permettere, a quanti come lei trascorrevano diverso tempo ogni giorno in auto o comunque sui mezzi pubblici, di celebrare la Liturgia delle Ore, e non solo.
Quale nome dare a tale applicazione? Don Franco, tra i fondatori nonché responsabile del Punto Giovane, propose Pregaudio: definizione polisemica capace di sottolineare da un lato la preghiera in audio (preg-audio), dall’altro quanto la preghiera ci permetta di gustare anticipatamente la gioia della vita in Dio (pre-gaudio).
2. Il Vangelo del giorno su Pregaudio
Nata inizialmente per celebrare la Liturgia delle Ore, da subito propose il commento del Vangelo del giorno, da parte di don Franco, soprattutto, ma anche di altri presbiteri di Riccione.
E qui è arrivata la conferma. Lo stile creatosi al Punto Giovane si replicava naturalmente nel mondo virtuale. Ad oggi la preghiera assolutamente più cliccata è quella del vangelo del giorno. In pochi anni più di 80.000 utenti iscritti, la maggioranza dei quali sostiene che il Vangelo del Giorno ascoltato al mattino diventa nutrimento per l’intera giornata. A favore dell’ascolto del Vangelo sempre la brevità e l’incisività dell’omelia.
Centinaia di testimonianze e complimenti da tutt’Italia e non solo.
“Volevo complimentarmi con Don Franco e tutti i ragazzi e giovani coinvolti in questo bel Progetto, mesi fa per caso vi ho conosciuto tramite la vostra App, ogni giorno mi aiuta a pregare soprattutto con il vangelo e i vari commenti e ho cercato il più possibile di pubblicizzarla tra i miei alunni della scuole Superiori, i ragazzi del gruppo e quelli del Clan con i loro Capi, vi auguro che possiate sempre offrire questo bel servizio attraverso questa preghiera giovane. Complimenti ancora”.
3. Pregaudio e la Parola di Dio
La proposta era tuttavia destinata ad allargarsi enormemente: alla liturgia oraria e al commento del Vangelo si unirono nel tempo la preghiera del rosario, novene, catechesi di vario genere, canti, meditazioni, la rubrica “Che giorno fa”, volta a celebrare il giorno liturgico (dalle solennità alle memorie facoltative), e tanto altro, fino all’idea di rendere partecipi i laici stessi – che fino a quel momento lo erano stati unicamente attraverso la lettura e il canto – facendo commentare loro la Sacra Scrittura. L’idea questa volta fu di Cristian Messina, uno dei “ragazzi fondatori” del Punto Giovane, oggi insegnate di religione nelle scuole liceali e nella commissione dell’Ufficio Liturgico della Diocesi,: affidare a diverse persone il commento di un libro biblico, o parte di esso se molto lungo, nella misura in cui la liturgia lo propone nell’arco dei due anni del Tempo Ordinario. In un secondo momento sono state quindi commentate anche le letture bibliche proposte durante i tempi liturgici cosiddetti forti (Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua) e l’intero Salterio in forma integrale, senza cioè omettere i salmi imprecatori o le parti imprecatorie in essi contenute. Il prodotto finale segue sempre il medesimo schema: alla proclamazione del testo biblico segue il commento del laico di turno. Una piacevole eccezione è stata fatta nuovamente per i salmi, non proclamati, ma cantati dalle clarisse di san Bernardino di Rimini.
3. La parola di Dio commentata dai laici
Dopo circa tre anni Pregaudio ha messo online il commento dell’intera Bibbia liturgica, con la sola eccezione dei quattro Vangeli, già ampiamente affrontati dai presbiteri.
Ma perché, è lecito chiedersi, affidare il commento ai laici, che verosimilmente non hanno alcuna esperienza in campo biblico? Anzitutto specifichiamo che il termine laici ha in questa sede un’accezione ampia: non solo chi non ha ricevuto il sacramento dell’Ordine (vescovi, presbiteri e diaconi), ma neppure i religiosi (monaci, monache, frati e suore). Tre sono le eccezioni che confermano la regola, trattandosi di due presbiteri e un diacono transeunte che hanno ottenuto ormai da anni la dispensa dagli impegni sacerdotali. L’obiettivo, infatti, voleva essere quello di far sì che
la Parola fosse commentata da chi non ha, nell’approcciarla, alcuna preoccupazione pastorale in senso stretto: chi, per usare un’espressione infelice quanto concreta, non è chiamato a farlo «di mestiere». Non solo, si è ritenuto decisivo che a leggere i commenti fossero gli autori stessi, e questo non tanto perché chi li ha scritti, con ogni probabilità è in grado di leggerli meglio, ma anche perché la sua voce fungesse in qualche modo da «firma». L’entrata in causa del sonoro ha arricchito e non poco le riflessioni proposte. Del resto c’insegna Paolo che «la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). Ed è proprio Gesù «che parla – precisa la Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium – quando nella Chiesa si leggono le sacre Scritture» (SC 7). Sappiamo bene che quel «nella Chiesa» non si riferisce all’edificio fisico, avendo un’accezione più ampia, occorre infatti che tali parole risuonino nella santa assemblea, aspetto che in una comunità virtuale, come quella di Pregaudio, viene meno, ma è innegabile l’edificazione che deriva dall’ascoltare la Parola di Cristo attraverso la voce dei fratelli e delle sorelle! La Parola che dunque si fa Voce.
Tra le numerose attenzioni avute, nell’affidare i commenti, c’è stata in primis quella di far sì che la gamma dei commentatori, 151 in tutto, fosse più varia possibile, partendo dall’aspetto ecclesiale, dando in tal modo all’intera Bibbia un ampio respiro cattolico (e non solo), coinvolgendo persone appartenenti alla Comunità Papa Giovanni XXIII o all’Azione Cattolica, a Comunione e Liberazione come al Rinnovamento nello Spirito, al movimento Scout, oppure legate ad una spiritualità francescana o vicine all’Opus Dei, oltre ovviamente a numerosi parrocchiani sparsi nella diocesi. Quindi si è cercato di coinvolgere un numero all’incirca paritario di maschi (71) e femmine (80), e questo non tanto per consentire la parità dei sessi (preoccupazione di suo già meritevole), quanto piuttosto per coinvolgere quella sensibilità femminile che, almeno in campo biblico, fatica fino ad ora a trovar spazio. Una cosa è infatti sentire un determinato brano commentato da un uomo, altra cosa è ascoltare il medesimo passo commentato dal sesso opposto, poiché le sensibilità sono giustamente diverse, ognuna apportatrice di quella ricchezza di cui l’altra parte è mancante! Alcuni commenti della Scrittura sono stati inoltre affidati a 22 coppie di sposi. Il terzo obiettivo è stato poi quello di coinvolgere non solo persone residenti nell’intera diocesi di Rimini, ma anche amici di Lugo di Romagna, Bologna e Verona, da tempo legati al Punto Giovane. Si è pensato inoltre di fornire una scala di interpreti che abbracciasse quasi tutte le fasi della vita: dal più giovane, 23enne, ad un paio di ultrasettantenni.
Ma la domanda soggiacente ad ognuno di questi commenti è stata in fondo la medesima: cos’ha da dire a me, non esperto in materia, la Sacra Scrittura? A me operaio, a me insegnante, a me studente, a me lettore o accolito istituito, psicologa, bancario, a me casalinga, medico, a me catechista, a me, chiunque io sia e qualunque mansione svolga ed età abbia? A me ateo, sì, c’è stato infatti chi si è messo in gioco da non credente, riconoscendo comunque quella della Bibbia come parola potente. La sfida dunque è stata questa, lasciare che 151 laici si confrontassero con la Parola di Dio in quel «corpo a corpo» che, prima di loro, ha potuto sperimentare Giacobbe (cfr. Gn 32,23-33). Non cogliere tale sfida sarebbe equivalso ad abdicare alla possibilità, da parte dei laici, «non addetti ai lavori», di toccare con mano quanto la Scrittura sia affare di tutti. Non solo, ma di poter fare dono di questo «corpo a corpo» ad altri che, come me, desiderano che tale ricchezza sia condivisa.
La qualità del prodotto finito non è stata certamente quella che pretenderemmo da esperti in materia, eppure le sorprese non sono mancate: i laici meriterebbero forse più spazio, ma non è questa la sede per affrontare la questione. Prodotto finito ormai a disposizione di tutti, in quella rete facilmente accessibile da tutti e ovunque.