<<Ascolta Figlia, guarda , porgi l’orecchio. Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. Il re è innamorato della tua bellezza>>
E’ questa la base della regola spirituale del Punto Giovane. E’ da queste parole che ogni domenica sera si inizia la settimana. Abbiamo meditato su ogni parola: Ascolta, Guarda, Porgi l’orecchio.
Parole limpide, dirette. Sono i concetti da cui partire per vivere assieme ai compagni. Mettersi in loro ascolto, osservarli e custodirli.
Purtroppo la frenesia delle giornate, gli impegni, il lavoro mi portano lontano da questo. MI caricano di stress e mi fanno perdere.
Vivere qui al Punto Giovane invece mi fa sentire custodito. Qui la giornata ha un senso perchè ha una struttura, perchè vivo in comunione con i compagni, perchè assaporo la Parola tutte le mattine e scopro come il Signore sa meravigliarmi: ha sempre la parola che riesce a penetrarmi e farmi riflettere, quella che mi fa sentire piccolo, limitato e debole. Ed allo stesso tempo riesce ad avere una parola di protezione. Ti concede di affidargli i limiti e le debolezze, e Lui se ne fa carico. Prende i miei pesi e li condivide. Quando si sente dire che il Signore ti prende in braccio non credo sia solo una metafora.
E sono proprio i momenti di preghiera quelli in cui mi sento cullato:
alle 6.45 della mattina, quando ancora assonnato apro gli occhi si di Lui, su quel tabernacolo e quella lumicina; così grande però da trasmettermi serenità e pace, pronto per l’Ascolto della Parola. La meditazione delle 7 di sera e i vespri, quell’attimo della giornata dove mi concedo un po’ di intimità con Lui, quando mi fermo per un secondo e stacco dal mondo. Quando dimentico chi sono e mi lascio sollevare. E poi la preghiera della sera, come ci ha ripetuto Dano il “termometro” della convivenza, quando si porge l’orecchio, quando si condivide la giornata passata, quando si affidano a Gesù le fatiche contro cui abbiamo sbattuto e allo stesso tempo si ringrazia per una gioia vissuta.
E’ proprio in tutti questi momenti che sento il Signore vicino a me.
Quando dimentico chi sono, quando lascio che sia Lui a parlare al mio posto, quando educatamente entra in me e mi stringe il cuore, quando le preoccupazioni del lavoro e della vita non mi fanno più male, quando cancella le mie colpe e le riempie del Suo Amore, quando è Lui che mi dona la forza di rialzarmi e sorridere ai compagni…
perchè come dice Matteo:
<<Non affanarti, Fabio.
Cerca prima il regno di Dio e la sua giustizia.
E tutto il resto ti sarà dato in aggiunta>>