“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza.
Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.
Con la vostra pazienza salverete le vostre anime. E’ il termine pazienza usato in alcune traduzioni che sta a garantire la salvezza dell’anima. Si dice a volte “santa pazienza!”. Credo che sia proprio così. La pazienza ci conduce alla santità. La pazienza è capace di guardare la domani senza ansie, perchè la pazienza vive del presente. Se solo si lasciasse tentare dalla nostalgia del passato o dall’ansia del futuro la pazienza smetterebbe di esistere. Quindi l’attegiamento paziente è di chi va incontro alla vita in tutte le sue sfaccettature, soprattutto dentro le croci di ogni giorno.
Dopo il peccato originale il pensiero angosciante dell’uomo è quello di dover morire. E’ come un letto del fiume che una volta partito sa che finirà nel mare. Ora per noi il finire nel mare è come un perdere la vita e questo ci angoscia. Allora tentiamo in tutti i modi di tornare indietro verso la sorgente iniziale, ma inutilmente. Ogni tentativo di fuggire il percorso della vita risulta vano. Gesù ci propone una alternativa: la fiducia nel Padre che ci accoglierà una volta finita questa vita. Ma la modalità per accettare questo è perdere ciò che riteniamo nostro, appunto la vita. Chi perderà la propria vita la salverà. In effetti ciò che ci chiede Gesù non è nulla di straordinario. Nel senso che la nostra vita, ragionandoci con verità, non ci appartiene. Quindi il lasciarla, il perderla è nell’ordine naturale delle cose. Siamo noi che man mano che viviamo ce ne impossessiamo sempre più e non vogliamo lasciarla. Questo perchè il bisogno fondamentale di ogni uomo è quello di esistere! Ma Gesù non ci inganna. Non ci dice: perdi la vita perchè non volgio che esisti. Dice se perdi questa vita la ritroverai nuova! Ma anche questo è questione di fiducia.