“In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”.
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Una immagine piena di commozione. Gesù alla vista di gerusalemme sembra come prendere consapevolezza del rifiuto dell’uomo all’amore di Dio. Dio lo ha rincorso per abbracciarlo e l’uomo è scappato per non farsi abbracciare. E si è rinchiuso dentro il suo peccato, rifugio assurdo eppure plausibile per l’uomo disperato. Ora Gesù deve entrare lì dentro il peccato dell’uomo, dentro la sua maledizione. L’ultimo atto di Gesù è quello di morire in croce, come maledetto. Solo così potrà denudare l’uomo della sua foglia di fico, solo così lo potrà di nuovo riabbracciare. Ma in attesa di questo evento Gesù piange. Piange come una madre che non si sente amata dal figlio, ma pur continua ad amarlo. Non è il poco amore dei suoi figli che la muovono al pianto, quanto l’impotenza a raggiungere il cuore del suo amato. Quanta tenerezza in questa immagine della chioccia. Eppure gli uomini sceglieranno tra poco il loro protettore: Cesare e rifiuteranno ufficilamente Gesù. Il vangelo di Giovanni ci aiuta a capire meglio la negazione d’amore: “Pilato disse ai giudei: ‘Ecco il vostro re!’. Ma quelli gridarono: ‘Via, via, crocifiggilo!’. Disse loro Pilato: ‘Metterò in croce il vostro re?’. Risposero i sommi sacerdoti: ‘Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare’. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso” (Gv 19,14-16). La dichiarazione pubblica e solenne dei sommi sacerdoti manifesta senza equivoci il rifiuto di Dio e del suo Cristo come re e salvatore d’Israele, e la scelta di Cesare come loro re e salvatore.
Come un innamorato rifiutato, Gesù piange per noi e su noi. Un Dio che piange per me quando lo rinnego per vergogna, quando lo dimentico per incoerenza, quando lo nascondo per paura. Gesù deve aver sofferto molto e provato tanta delusione, ma questo non l’ha fermato nel donarsi per me , per noi tutti e nel sconfiggere la morte. Non agisce come me che perdo la speranza e sono tentata a togliermi dal gioco. Sento che mi da ogni giorno una possibilità di seguire la via della pace che è lui, che è la sua Parola. Ti chiedo Signore di poter avere sempre uno sguardo fiducioso che si rimotiva anche quando mi viene da piangere e sono delusa. Ti chiedo il dono di riconoscere il tempo giusto della tua visita nella mia vita: senza avere paura.
Federica