“In quel tempo, Gesù disse: “Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
in questo vangelo Gesù ci fornisce due punti di vista: quello del padrone e quello del servo. Noi possiamo provare a immedesimarci in entrambe le parti. Noi non dobbiamo aspettarci qualcosa da lui sulla terra in quanto la nostra ricompensa per un giusto vivere è nei cieli, ci chiede di non risparmiarci mai, donandoci sempre agli altri senza riserve. Concludendo, pensiamo sia giusto servire Gesù e gli altri offrendoci sempre con gioia e amore senza aspettarci niente in cambio neanche da loro.
manu silvia riky
Con questa sua parola Gesù ci vuole insegnare la gratuità, la gratuità è fare qualcosa senza volere nulla in cambio. La gratuità è segno dell’ amore del Padre (Dio) verso i suoi figli (noi). Da punto di vista umano non solo nella nostra epoca ma anche in quella di Gesù o in qualsiasi altra epoca pensare alla gratuità ma soprattutto agire con gratuità non è facile, anzi, ogni cosa fatta spesso aspetta qualcosa in cambio. Ma Gesù ci vuol far capire che si può anche cambiare dalle logiche umane, ci parla non da padrone ma da servo, Gesù infatti è il primo che ha donato con gratuità e che dono! Ha donato se stesso facendosi crocifiggere per noi, all’ epoca la crocifissione era la morte peggiore non solo per il dolore fisico ma anche per l’umiliazione di venire messi in “piazza” affinché il popolo vedesse e ne facesse scherno. In questo vangelo Gesù ci parla di un servo che torna dopo uan dura giornata di lavoro passata ad arare o a seminare un campo e a pascolare un gregge, lavori tipici dell’ epoca, appena torna dal campo non pùò neanche concedersi un minuto di riposo perché subito il padrone lo richiama ai suoi doveri “Rimboccati la veste e servimi”.
Ma chi è questo servo? Prima di tutto e tutti è Gesù venuto a “seminare” cioè a portare l’ annuncio e a “pascolare” cioè a prendersi cura dei suoi fratelli. Ma chi è ancora il servo? Il servo siamo noi cristiani consacrati e non chiamati a continuare a arare, seminare e pascolare. Oggi c’è bisogno di servi che seminano, tanti specialmente ragazzi hanno bisogno di sentire l’annuncio di un dio che c’è, che è presente, che è buono e qui siamo noi cristiani che dobbiamo scendere nel “campo” con la nostra vita, dove la Chiesa vista sempre più come un’ istituzione fa fatica ad entrare nei cuori della gente siamo noi cristiani corpo vivo ( e noi stessi chiesa) di quella Chiesa che amiamo, quella Chiesa così umana perché amministrata da uomini e così Santa perché sorretta dall’ amore di Dio annunciare alla gente Gesù, annunciare una Chiesa bella per tutti anche per chi spesso si sente tagliato fuori. Dio non taglia fuori nessuno. Eppoi siamo chiamati a “pascolare” cioè ad avere cura dei fratelli che ci stanno accanto, spesso nella nostra città o nel nostro viale si vivono situazioni di grosso disagio e siamo chiamati a prenderci cura di loro, dobbiamo essere servi ovunque, sul lavoro, nei locali che frequentiamo, in casa propria (luogo difficilissimo dove servire). Siamo chiamati a portare la nostra vita senza giudicare ma accogliendo i fratelli e le loro vite come Gesù accoglie noi e la nostra vita. Spesso anzi quasi sempre e mi ci metto in prima fila poltrona centralissima risultiamo servi indegni incapaci nonostante i buoni e i bei propositi di vivere fino in fondo ciò che professiamo a parole, ma Dio raccoglie le nostre fatiche, i nostri peccati, le nostre brutture e se noi gli è lo permettiamo le trasforma, “Nulla è impossibile a Dio” se lasciamo aperto il nostro cuore diverremo veramente suoi servi, l’esempio è Pietro un impetuoso, una persona dal carattere non facile, eppure il discepolo su cui Gesù fonda la Chiesa, il discepolo che lo rinnega non una ma ben tre volte. Se accettiamo di diventare suoi servi consapevoli che siamo presi come siamo e plasmati dal suo amore non importa cosa faremo o cosa diventeremo non abbiamo nulla da temere, serviremo con gioia.. La nostra condizione di servo non è una condizione di sottomissione ma una condizione di uguaglianza con Gesù, il lavoro del servo non è gratificante e appartiene al padrone, per noi cristiani il nostro lavoro appartiene a Dio. Questa è una condizione servile non forzata ma per amore che diviene liberazione del proprio egoismo. Se siamo padroni di noi stessi siamo egoisti perché ci possediamo, siamo egoisti per le cose (automobili, telefonini ecc….) su noi stessi eleviamo tutto all’ ennesima potenza invece siamo chiamati da Dio alla libertà. Gesù poi ci dice, cosa fondamentale che fatto il nostro dovere non dobbiamo vantarci ma essere consapevoli che chiunque se sorretto da Dio può fare quello che facciamo anche molto meglio di come lo abbiamo fatto. Il nostro lavoro non è inutile, il lavoro resta però non deve diventare questione di vanto, nessuno è indispensabile ma siamo tutti fratelli, chi ha dei talenti deve metterli al servizio del prossimo.
Franzo
Solo una curiosità: è legale che chiunque possa vedere queste ragazze sulla webcam? Hanno firmato qualche contratto dove cedevano il loro diritto alla privacy?