“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai”.
Gli apostoli dissero al Signore: “Aumenta la nostra fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe”.
“È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono”. Il modo con cui Gesù parla degli scandali è talmente forte che ci viene da pensare alla gravità di questo peccato. Lo scandalo è l’occasione di inciampo. Dare scandalo significa mettere un inciampo nel cammino di una persona e costringerlo non solo a cadere ma a fare del male a sua volta. Nel vangelo di Matteo si parla anche di chi subisce lo scandalo: l’uomo ridiventato bambino, cioè colui che ha riacquistato la semplicità della fede. Quanto male fa colui che scandalizza i semplici, i piccoli, i puri di cuore! Pensiamo alle mormorazioni, alle perfide critiche che insinuano nel cuore di alcuni il dubbio e la malvagità.
“Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli”. Di fronte ad una simile cattiveria, la misericordia di Gesù non si arresta. Non si ferma davanti a niente il erdono, purchè il fratello accetti di essere perdonato. Non mancherà il rimprovero (dice un’altra traduzione: la sgridata!), ma non mancherà neppure il perdono.
Il vangelo di oggi ci insegna che se un nostro fratello pecca bisogna rimproverarlo ma se si pente bisogna perdonarlo. Questo vuol dire che dovremmo dovremmo far capire a tutti gli errori che compiono facendoli ragionare e farli pentire in un modo sincero e sentito. L’aiuto a non peccare lo possiamo trovare in Dio per aumentare la nostra fede.
Vale Anthony Ange
Queste parole di Gesù, forti, dure e umanamente incomprensibili, sono rivolte ai discepoli, quindi a ogni cristiano. Forti: “è inevitabile che avvengano scandali“, considerata l’azione in questo mondo da parte di Satana, che purtroppo non è una favola; dure: “guai a colui per cui avvengono“; umanamente inconcepibili: “se (un tuo fratello) pecca sette volte al giorno contro di te (cioè sempre) e sette volte ti dice: mi pento, tu gli perdonerai“.. è impossibile! All’uomo, ma non a Dio, tanto che, consci di questo, gli apostoli chiedono a Gesù di aumentare la loro fede.
Ciò che più mi colpisce è però questa “pietra da mulino“, come dice Marco, mentre Luca e Matteo riportano “macina da mulo“, altre traduzioni “grossa pietra“, fatto sta che tutti e tre sono sassi, e pesanti! Questa mattina, appena letto il Vangelo, l’occhio mi è subito caduto su due sottolineature fatte sulla Bibbia anni fa, entrambe alla parola “mare”e ho pensato che questa condanna Gesù per primo l’ha scontata. Un macigno, simile al cuore dell’uomo, che ci impedisce il perdono, roccia che ha il peso specifico del peccato che come una pietra al collo non ti fa muovere ne respirare. Quella sensazione di soffocamento che ti dà il senso di colpa o il malessere causato dal male (“abbiate il dolore dei vostri peccati” dice Gesù a don Alberione). Cristo stesso si è lasciato appendere questa macina al collo e, senza opporre resistenza, si è fatto peccato per raggiungerci nei fondali più remoti. Un’immagine battesimale come unica risposta alla “inevitabilità” dello scandalo che ho dato, che do e che purtroppo darò. Spesso me ne scordo, pensando di poter migliorare con l’esperienza, con la volontà.. macchè!
Ti chiedo Signore quel briciolo di fede che per Luca fa muovere un gelso, per Matteo spostare un monte, fede che a Francesco permetteva di parlare agli animali, capace di comandare al creato (cfr Genesi), fede che ti rende sempre più simile al Creatore.
Magro