“In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace.
Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
“Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
Paradossale il Vangelo di Gesù. Per vincere le guerre e costruire le torri c’è bisogno di forza umana e soldi, per seguire Gesù bisogna lasciare l’uno e l’altro. La costruzione di alte torri e la guerra contro il nemico, in fondo, sono due modi per accumulare e rinnovare il potere. La torre si erge verso l’alto e ci richiama il vecchio mito della torre di Babele. Si costruisce per arrivare a Dio e mettere così anche Dio dentro i nostri averi. La guerra invece va ad abbattere i nemici, o meglio i fratelli. Li tolgo di mezzo per acquisire terre, soldi, ricchezze. Una logica di questo tipo è contro il vangelo. Eppure Gesù sceglie questi due esempi per dirci la radicalità delle scelte. Se chi agisce in questo modo deve agire con profonda scaltrezza, così chi vuole seguire Gesù deve agire con profonda fiducia e lasciare tutto ciò che è suo per mettersi tutto nelle mani di Dio.
Commento dei ragazzi
“Chi non … non può essere mio discepolo”, è un’ammonizione che Gesù fa ben tre volte in poche righe, segno che è importante. E dice “discepolo”, termine che Luca utilizza per indicare tutti, e non i dodici, che chiama invece “apostoli”. Dunque CHIUNQUE voglia seguirlo deve posporre tutto a Lui.
“Chi non odia” è un semitismo, un modo di esprimersi cioè ebraico per dire “amare meno”. Per S.Agostino “odiare padre, madre, ecc..” significa vivere già l’eternità, quella situazione cronologica in cui non c’è più alcuna distinzione, perché Cristo è tutto in tutti! (Gal 3,28; Col 3,11).
“Chi di voi, volendo costruire una torre..” le torri venivano costruite nelle campagne palestinesi per fare la guardia e custodire i frutteti e le biade dai ladri; per “scorgere il nemico della vita eterna” continua Agostino. “Oppure quale re, andando in guerra..”, altro esempio che, come il primo, sottolinea l’importanza di valutare bene (e dopo averlo fatto rifarlo un’altra volta!) e discernere attentamente la volontà di seguire Gesù: non è tipo da facili entusiasmi. Ce ne rendiamo conto non appena ci addentriamo in qualche “fioretto” o presunta “avventura” spirituale, che subito capiamo e sperimentiamo essere frutto del nostro volontarismo o, ancor peggio, dell’aver idealizzato l’evento Gesù.
“.. chiunque di voi non RINUNCIA a tutti i propri beni..”, il verbo è al presente, sta cioè a indicare la necessità di rinunciare continuamente, non (solo) una volta per tutte.
Dunque “amare meno” tutto ciò che fa si che Dio non sia il nostro tutto, perfino la nostra vita. Ma a pensarci bene, che cosa è nostro?
Magro