In quel tempo, Maria disse:
“L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre”.
In questo brano di Luca, Maria risponde ad Elisabetta, dalla quale si è recata dopo l’annuncio da parte dell’angelo, e risponde alla cugina che la chiama “benedetta fra tutte le donne”, “madre del suo Signore” e “beata poiché ha creduto”, e questa risposta ha una veste un po’ inusuale: è un canto! E’ uno dei tre “cantici evangelici”, vertice dei tre momenti più importanti della Liturgia delle Ore, nella quale celebriamo, nel tempo e nello spazio, il tempo e lo spazio, meglio ancora il Creatore e Redentore del tempo e dello spazio, e lo facciamo attraverso la lode, anticipando e vivendo già il Paradiso, cioè quella condizione in cui canteremo, suoneremo e danzeremo senza fine davanti a Dio. Nelle Lodi mattutine, dunque, ci uniamo a Zaccaria che canta la sua lode a Dio perché “ha visitato e redento il suo popolo”; nella Compieta cantiamo insieme all’anziano Simeone perché i nostri occhi “hanno visto la sua salvezza”; ai Vespri magnifichiamo il Padre perché “ha guardato” e fecondato l’ umiltà di Maria attraverso il suo “sì”. La promessa sposa di Giuseppe gioisce perché Dio si è degnato della sua “bassezza”, e in lei ha fatto “cose grandi “, termine che nell’Antico Testamento indica l’azione di JHWH che esalta gli umili (Gb 5,9-15), libera Israele dall’Egitto (Dt 10,21) o da Babilonia (Ger 33,3). E gioisce esplodendo in un canto, perché, come dice Mons. M. Frisina: “Luca non perde occasione per far cantare i protagonisti del suo Vangelo!”. Questa lode si ispira al cantico di Anna (1Sam 2,1-10), e in esso Maria si fa capofila di tutti gli umili e i poveri del popolo dell’Alleanza, nonché dell’umanità intera: possiamo allora chiedere la sua potentissima intercessione proprio perché è il modello di coloro che – come diceva Don Oreste – si lasciano “strapazzare” da Gesù, che si fanno cioè strumento per accompagnare il canto di Maria e il suo “sì”.
Spesso ci sentiamo dire che Dio, che ha fatto il cielo e la terra, senza il nostro “sì” non può far nulla, ma forse non ci crediamo granché… Beh, con il suo “sì” Maria, che è prima di tutto una creatura, una donna, ha permesso a Dio di entrare nel tempo e nello spazio, per ricondurci al Padre, cioè a quella condizione originaria che spazio e tempo non ha…