“Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzata, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?”. Gli rispose il malato: “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo guarito: “È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio”. Ma egli rispose loro: “Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina”. Gli chiesero allora: “Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?”. Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. “…ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse…” Quando il Signore passa nella nostra vita la tocca a tal punto che non riusciamo a capire che cosa succede… Don Andrea Brugnoli domenica ci diceva che quando Gesù passa nel cuore dei giovani lascia una sete di Lui e quel giovane non può fare altro che andarlo a cercare a sua volta… Nel nostro cuore c’è una nostalgia di Dio che aspetta solo un annuncio!! Chiedo a Gesù di benedire questo cammino verso l’evangelizzazione e di preparare tutti i cuori all’incontro con lui… fede Approfitto di un pò di tempo per scrivere 2 righe sul Vangelo di oggi… Stamattina quando l’ho letto in convivenza mi ha “turbato”, mi sembrava di captare tra le righe qualcosa di più del “solito” miracolo di Gesù, qualcosa che mi dicesse: “Guarda Marco che sto parlando anche a te…e di te”. Allora stasera ho provato a rileggerlo più attentamente, ad immaginarmi la scena e provare a interpretarla. Allora: mi immagino Gesù (il buon pastore) che arriva a questa porta (delle pecore!) e alla piscina in cui è assiepata la “cream” degli emarginati di Gerusalemme: infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Tra questa folla un uomo, malato da 38 anni (praticamente da tutta la vita) che probabilmente non si aspettava di trovare lì Gesù quel giorno, ma era andato come ogni giorno alla piscina, pur PENSANDO che se anche si fossero presentate le circostanze propizie per il miracolo (l’agitarsi dell’acqua) lui non avrebbe potuto in ogni caso immergersi e quindi non sarebbe potuto guarire. Già questo mi è suonato strano…che senso ha fare una cosa quando pensi che comunque per te non c’è speranza di cambiare vita? Eppure lui va lo stesso (e non credo per abitudine, visto che essendo malato la cosa gli sarà certamente costata fatica). Ed è la sua salvezza perchè in questo modo incontra Gesù. E Gesù, che conosce tutta la sua storia (“sapendo che da molto tempo stava così”) “punta” su di lui. La domanda è spiazzante, come quella che farebbe un bambino: “Vuoi guarire?” Davanti a questa domanda l’uomo NON risponde “sì”! E’ pazzo ?!? O non ce la fa? Sta di fatto che lui dice soltanto a Gesù che è solo. Non ha nessuno che lo aiuta a bagnarsi in quella piscina e a guarire dalla sua malattia…non ha nessuno che lo ama! (che sia questa la sua “malattia”?) In realtà lui è sì malato, ma vorrebbe uscire dalla sua condizione e ci prova anche ma in un certo senso gli altri non glielo permettono (chissà, magari sente il peso del giudizio degli altri?) e chissà quante volte avrà provato a farlo ma ogni volta ha perso l'”attimo fugente”, non è stato abbastanza pronto e deciso (“mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”).E’ perennemente in fuorigioco, inchiodato alla croce della sua solitudine che è diventata una malattia e lo fa soffrire. Ma in questa grande sofferenza quest’uomo fa qualcosa di importante: non resta nascosto in casa chiuso nel suo dolore a piangere sulla sua condizione, e neppure a maledirla. Lui comunque esce allo scoperto, si espone agli altri (con tutte le sue difficoltà) e in un certo senso “va incontro” a Gesù. Lo cerca (anche se non ne è consapevole) e quando lo incontra (chissà da quanto tempo Gesù lo aspettava “al varco”) non può fare altro che ammettere la sua condizione, la sua povertà, il suo bisogno di essere amato, la sua consapevolezza che da solo non ce la può fare. Il Vangelo non lo dice, ma scommetto che abbracciando Gesù quell’uomo ha anche pianto (dopotutto è un uomo vero). Per la prima volta nella sua vita si è affidato, si è abbandonato. E così si salva. Gesù lo ama e amandolo lo “rimette in moto”. Gli fa riscoprire la gioia del sentirsi amati ma contemporaneamente gli affida anche una “missione”: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Secondo me Gesù con questo gli ha voluto dire: “Hai visto? Anche tu sei importante per me, la tua vita è preziosa per me. Non consumarla nella tristezza (non peccare più), ma mettila a disposizione a tua volta, donala affinchè questa tua vita non vada sprecata (non ti capiti qualcosa di peggio). ACCOGLI, CONFORTA, e non permettere che nessuno che ti incontri se ne vada continuando a pensare di essere solo al mondo o non amato da Dio.”. E infatti “Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.”. Chiudo questa serie di pensieri un pò sconnessi con una famosa frase di Raul Follereau che mi è molto cara: “La più grande disgrazia che può capitare ad un uomo è che la sua vita non serva a nessuno.”. Ciao a tutti, Marco. Nel vangelo di oggi troviamo la figura di un uomo paralitico di 38 anni.Quest’ultimo passa tutti i giorni davanti alla piscina chiamata “betzata” pensando di poter guarire solo bagnandosi nelle sue acque.Gesù conoscendo la sua situazione gli chiede subito se vuole guarire.L’uomo non capisce la grande possibilità che gli sta dando Gesù e non cogliendo il significato di quello che gli veniva detto,risponde che non ha nessuno che lo può aiutare e quindi non può guarire.Gesù rompe ogni schema e lo guarisce per di più nel giorno di sabato.Spesso accade anche a noi,come il paralitico,di non cogliere le occasioni di guarigione che ci offre Gesù,dando per scontato che ci si possa salvare contando solamente sulle proprie forze e non sull’aiuto di Dio. ELIA…. Possiamo paragonare questo brano a quello della pecorella smarrita. C’è Gesù (il Buon Pastore), la porta delle Pecore (il recinto), ci sono molti malati (le 99 pecore) e c’è un malato che è rimasto solo (la pecorella smarrita). E’ solo, visto che da 38 anni nessuno lo aiuta ad immergersi nell’acqua. Gesù và da quest’ultimo e lo salva. Ma in questo vangelo ci sono anche tanti simboli che ci rimandano all’Antico Testamento: la porta delle pecore ci rimanda all’agnello della pasqua ebraica; ci sono 5 portici che possiamo paragonare ai 5 pilastri della Legge ebraica (la Torah), e c’è il sabato ebraico che io definisco “il giorno in cui l’uomo non è, ma appare”. E’ interessante vedere che la scrittura ci dice che “sotto cinque portici giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici”; è come dire che sotto la Legge ebraica sono tutti da guarire, in primis coloro che da amministratori della Legge ne sono diventati i possessori: sacerdoti, scribi, farisei.. Così Gesù viene a portare a compimento la Legge con i segni dell’Amore; segni che i Giudei non vedono proprio perché sono ciechi, perché l’attaccamento alle loro tradizioni umane non gli fa vedere la Misericordia di Dio proprio nella casa della misericordia. Infatti il nome ebraico della piscina, Betzaetà, significa “casa della Misericordia”. Signore Gesù, donaci di essere, e non di apparire! Allora, nel Tuo nome, faremo nuove tutte le cose! sTe