“In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”. Allora lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Sono sincero… oggi non so davvero da dove mi siano venute le forze per commentare il Vangelo… sono stato anche tentato di chiedere ad altri di farlo per me… alla fine però non ho ceduto e sono qui davanti a voi e a Lui. Devo ammettere che qualche “sospetto” circa questa inesauribile fonte di energia comincio ad averlo al termine di questa convivenza! Ma veniamo a noi. Gesù, in questo brano, ci ricorda come per chiunque vi sia possibilità di redenzione e salvezza. Allo scriba, esponente di una categoria più volte “messa in discussione” nelle scritture, viene infatti fatto notare come egli non sia, in realtà, lontano dal regno di Dio. La grandezza e la potenza di questo messaggio sono per me incommensurabili e lo strumento che il Signore ci mette a disposizione per realizzarlo è l’amore che pervade tutto il testo. Si tratta di un amore totalizzante, in primis nei confronti di Dio e di noi stessi… poi secondariamente trasposto in tutti coloro che ci sono vicini e in tutte le cose che ci circondano. Attraverso l’amore possiamo sia elevarci dalle nostre umane miserie sia realizzare una paradisiaca condizione di vita terrena. In fondo Dio ci “comanda” solamente di ascoltare ed amare… ed in cambio di questi non-sacrifici ci dona la possibilità di godere appieno della vita, con le sue gioie e i suoi provvidenziali dolori. Eppure questa semplicità, generosità, misericordia ed accoglienza possono determinare un paradossale effetto contrario generando diffidenza e paura, tanto da “non avere più il coraggio di interrogarLo”. La spiegazione a questa differente recettività e risposta all’invito e alla parola di Dio non penso abbia una base razionale… è la Fede… e solo il Signore può decidere, scrutando i nostri cuori, se donarcela o meno.