“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”. Ecco Gesù capace di stravolgere senza rinnegare, di rinnovare senza rinunciare alla radice della sua e della nostra storia. Non rinnega la legge, abolirla significherebbe rinnegare il Padre, ma fa nuova e compie con il suo sacrificio proprio quella legge che gli uomini sono stati capaci e sono tutt’ora bravissimi a manipolare a proprio uso: per giudicare e condannare, ma anche, più subdolamente, per farla diventare l’unico metro di misura del bravo credente. Come se la fede fosse solo una questione di morale, di buone pratiche da perseguire! Una concezione questa che è comunque un autogol: sia per chi non sgarra mai, o pensa di non farlo, e sentendosi autogiustificato non si mette davvero in discussione sia per chi sgarra di continuo e si allontana sempre di più perchè tanto lui con le regole proprio non ci va d’accordo. La parola svelante è “dare compimento”. Ma cosa significa? Tutto si compie nell’amore, dice Gesù, è il suo comandamento nuovo, ma è un comandamento che non toglie un iota alla rivelazione del Padre che si è manifestata nella legge e attraverso i profeti. Quando si ama le regole non sono più un cappio al collo, ma un’opportunità per mettere in pratica quell’amore; la legge non è più solo un dovere, ma entra in una logica nuova, dove l’obbedienza diventa liberante, perchè permette di giungere all’essenziale. Credo che per ciascuno di noi l’unica via per testimoniare “agli uomini”sia questa. Essere strumenti dello sguardo amorevole di Gesù. Gesù non ci chiede di essere perfetti e senza peccato, saremmo parecchio noiosi e soprattutto non saremmo umani; ci chiede semplicemente di amare. Ma si può insegnare ad amare? Domanda difficile. Penso che la cosa migliore sarebbe riuscire ad essere per i fratelli, trasparenza dell’amore di Gesù, che ci riempie, ci libera, ci perdona. Immaginiamoci ai tempi di Gesù,nei panni di un ebreo osservante della legge di Mosè,una persona saggia,che rispetta “leggi e norme” del popolo d’Israele,in maniera scrupolosa. Poi arriva Gesù che guarisce i malati,insegna ai dotti,accusa scribi e farisei,parla in parabole ed infine proclama di non essere venuto ad abolire la legge ma per darne il compimento!Quale reazione avreste?!?Questo è uscito di senno,eppure le sue parole mi colpiscono,mi risuonano dentro e allora mi sorge il dubbio:”ho fatto tanti sacrifici,ho sviluppato saggezza,sono cresciuto nella giustizia……possibile che esista qualcosa di ancora più alto e sublime da raggiungere di cui saggezza,sapienza,obbedienza e giustizia siano “solo” alcuni aspetti,quasi una preparazione,un allenamento alla prova più dura della vita? Si è capito ormai……stiamo parlando dell’Amore di Dio,l’Amore dei fratelli. Credo che molti fra gli ebrei più scettici su Gesù,vista la sua morte di croce, il suo sacrificio,la sua umiltà e obbedienza abbiano infine capito……”non sono venuto per abolire la legge e i profeti, ma per dare compimento”:l’Amore,l’ultimo comandandamento,ma potremmo dire l’unico in quanto comprende tutti gli altri,questa volta non scritto su pietra ma sul nostro cuore……e allora forza:non ci resta che farlo uscire dal suo nascondiglio e diffonderlo come “germe di bene seminato nei solchi delle nostre giornate!” marco padu