In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”.
E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
“Di che cosa stavate discutendo lungo la via?” Il brano inizia con la seconda predizione della passione da parte di Gesù; nella prima Pietro lo prende addirittura in disparte per rimproverarlo, ma viene chiamato “Satana” di fronte agli undici, in questo caso invece, per non rischiare un’altra figuraccia, tutti e dodici pensano bene di starsene zitti, “avevano timore di chiedergli spiegazioni” …ci credo!! Arrivano a Cafarnao e, entrati in una casa, probabilmente quella di Pietro, Gesù chiede loro di che cosa stessero parlando nel tragitto. Loro cosa fanno? Tacciono anche stavolta, meglio così, dato che per via avevano fatto gli “sbuccioni” tra di loro. Questo comportamento degli apostoli può sembrarci assurdo e fuori luogo ma, al di là che Marco calchi o meno la mano nel descriverlo, è ciò che in fondo facciamo un po’ tutti nelle nostre relazioni quotidiane: che lo vogliamo o no, che ne siamo consci o meno, lo stare assieme è il più delle volte improntato su uno stile fantozzianamente “competitivo”, che questo scambio avvenga attraverso la propria esaltazione o lo sminuire gli altri, poco importa, fatto sta che servire davvero i fratelli è una gara dura. A rincuorarci è però il fatto che Gesù stesso ce lo chiede, lui che l’ha fatto prima di noi e in maniera totale, “consegnandosi” a chi lo avrebbe ucciso. Certo potremmo rispondergli che noi non siamo nulla, che servire è cosa divina, troppo lontana dalla nostra umanità, insomma potremmo dirgli che per noi è impossibile. Eppure, duemila anni fa, lo ha chiesto a dodici uomini, future guide della Chiesa, che mentre camminavano con lui discutevano, forse litigando, su chi fosse il migliore tra loro.. Magro
Gesù in questo vangelo indica ai discepoli che decidono di seguirlo la strada e l’atteggiamento . Non li chiama perchè sono bravi o perfetti .. non è questo che fa di loro e noi uomini e donne grandi…quel che conta è solo l’Amore . L’Amore però chiede sacrificio , chiede che ci accettiamo con la nostra miseria continumente mendicanti , spesso incompresi e derisi.. Non affanniamoci come Marta per guadagnare le cose terrene se poi in cambio dovremo vendere il nostro cuore ….cerchiamo di ” perdere noi ” per accogliere il Signore nel prossimo perchè quando vinceremo noi stessi allora saremo felici della consolazione e dell’infinita misericordia del Padre . Barbara , Francesca .T , Inno .
Questo vangelo si divide nettamente n due parti: nella prima Gesù annuncia per la seconda volta la sua morte e risurrezione, nella seconda ammonisce i suoi discepoli che stavano discutendo tra loro chi fosse il più grande e suggerisce loro una via molto chiara da percorrere per essere grandi, seguire l’esempio dei bambini.
Tutte cose e concetti molto chiari e giusti direi, semplici da dire, meno semplici da seguire. Interessante è il fatto che i discepoli avessero paura di chiedere a Gesù spiegazioni riguardo il suo annuncio della Passione.
Ecco, io sono così, proprio come i discepoli davanti alle parole di Gesù, ho paura.
La via che Gesù mi indica è difficile da seguire e per me spesso è facile prendere la più breve, quella che mi fa fare meno fatica e così si scansano, si evitano i dolori, i problemi, le difficoltà. Vedo però che questa via mi porta facilmente al peccato, all’inorgoglirsi del mio cuore e quindi al chiudermi.
D’altra parte Gesù mi dice anche il modo di affrontare la croce per giungere con Lui alla risurrezione. Questo modo è essere come i bambini: quando c’è un dolore i bambini piangono e alzano le braccia verso il Padre, nel totale abbandono, certi che Egli li consolerà…
Danilo