“In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”.
Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”.
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.“
Perché Gesu usa le parabole?
Non so perché dopo la lettura di questo vangelo questa sia la prima domanda che mi sovviene, ma so che sempre più vado avanti, e sempre più sono attratta dalle sfumature, dagli elementi più apparentemente insignificanti.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva Saint Exuperie.
Durante i miei ultimi studi mi sono imbattuta in questa frase di Calvino che dice “ sta attento alle storie inventate. Rivelano cosa c’è sotto. Tal quale i sogni.”
Credo che questa frase mi possa venire in aiuto per rispondere alla mia prima domanda.
Gesù usa spesso le parabole, o moglie delle metafore forse perché la metafora è uno strumento speciale per avvicinare l’uomo ad una maggiore comprensione di sé.
“Saranno gli oggetti più semplici e raggiungibili ad aiutarci a comprendere, e traghettarci negli aspetti più difficili e sfuggenti; con la metafora, che è un procedimento intellettuale, riusciamo a cogliere ciò che si trova oltre la nostra capacità intellettuale. Grazie a ciò che è vicino e che meglio dominiamo, possiamo raggiungere un contatto mentale con ciò che è remoto e più arduo.”
Le parabole, vengono allora a ricucire, in un sistema metaforico in grado di contenerle e raffigurarle, ciò che nell’uomo è ingovernabile, sono un contenitore straordinario per prestare parole che giacciono sommerse nell’animo umano.
Le parabole aiutano l’uomo a trovare la verità profonda ma lo fanno prendendo la strada meno difficile, accompagnando l’uomo nella ricerca di senso, senza schiacciarlo sotto domande troppo pesanti, da pensieri troppo ingombrandi …e Gesù lo sa…
Gesù è uomo di poche parole ma di tanti sguardi, di parole semplici e sguardi profondi, di racconti che nascono dalla tradizione contadina, dalla natura, dal lavoro dell’uomo; per farlo sentire al centro dei suoi interessi, al centro dei suoi pensieri, importante.
Un Dio che sa avvicinare chiunque senza far sentire nessuno diverso, sbagliato, ignorante, fuori posto.
Gesù sa sempre chi si trova di fronte e sa scegliere sempre le parole più adatte, parole d’amore che toccano il cuore di tutti.
Francesca
” a cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?”… diceva Gesù… ” Esso è come un granellino di senapa…. Gesù parla del regno di Dio come il seme più piccolo tra tutti quelli che sono sulla terra , quella di senapa appunto, che germoglia e cresce nel silenzio. La parola di Dio arriva in noi come un piccolo seme delicato, impercettibile, silenzioso…anche se non avvertiamo da subito il suo fiorire, essa lavora in noi e produce il frutto sempre…ricordiamoci allora di seminare questo seme di vita dentro di noi e di nutrirlo, questa credo sia l’azione che ci viene richiesta… poi ,ogni cosa a suo tempo… ps: ciao a tutti i conviventi e grazie quindi a : Gamba, Cristian, Marco, Maura, Maruska, Caterina, Gianki, Marina,Giorgio, Sarah e don Franco per le condivisioni, per le relazioni , per lo scambio per la preghiera..,un abbraccio da Andre
Nel Vangelo di oggi Gesù riprende la metafora della semina per parlare ai suoi del regno di Dio. In particolare il Regno viene paragonato ad un seminatore che semina e poi aspetta che il seme cresca sapendo che germoglierà indipendentemente da ciò che egli farà. Anzi, Gesù dice che il seminatore stesso sa soltanto che il seme germoglierà (quindi farà frutto) ma non sa neppure lui come questo accadrà. Questo è confortante, perchè significa che il Regno di Dio si farà strada indipendentemente dalle azioni degli uomini e anche perchè a livello personale chiede a noi (alla terra) soltanto di accogliere in noi questo seme, cioè in una parola Dio ci chiede esclusivamente di fidarci di lui. Non importa che cosa facciamo, le volte che cadiamo, che pecchiamo…se sapremo al di là di tutto affidarci alla sua volontà daremo anche noi frutto a tempo debito. Ecco quindi venir fuori tutto il mio limite, la mia fatica enorme nel fidarmi di Dio, se prima non vedo già spuntare un germoglio attorno a me…e invece Gesù mi dice che è necessario che il chicco di grano muoia per poter poi rivivere trasformato in pienezza. E’ necessario fidarsi, scendere nel proprio sepolcro con Gesù e accettare di “morire” a noi stessi per poter risorgere con lui con tutta la bellezza e la pienezza della spiga. La mia preghiera quindi è questa: Signore Gesù, aiutami a lasciarmi andare, a fidarmi di te e insegnami ad amare. Buonanotte! Cire.